Conosco Faenza discretamente, come tutti i faentini nativi. Ma dal punto di vista classico, quello del piano terra. Circolando per la nostra città sono abituato ad osservare ciò che mi sta di fronte, e saltuariamente alzo lo sguardo per cogliere particolari dettagli di un palazzo d’epoca, un terrazzo in stile o anche solo il campanile in piazza. Questo punto di osservazione però non mi basta.
Perciò, quando ho deciso di intraprendere il mio progetto per realizzare un video in Time Lapse intitolato “I LOVE FAENZA”, ho cercato punti di vista diversi, inusuali ed inaccessibili al normale pubblico. Questo mi ha portato a salire sulle costruzioni più alte, siano campanili di chiese o edifici moderni. Da casa mia, in centro storico, ho la fortuna di godere di un terrazzo abbastanza alto da regalare una vista sui tetti con lo sfondo delle colline, da Bertinoro fino al monte Mauro, a Zattaglia.
Passo spesso qualche minuto ad osservare il cielo sopra Faenza, per cogliere le profonde differenze che regala una minacciosa nube temporalesca piuttosto che un cielo blu intenso al tramonto. Come cambiano i colori delle case, dei tetti, delle strade. Le ombre nette e dure di un sole pieno o la luce soffusa dalla nebbia. Ogni location che ho visitato una volta, ne meriterebbe molte altre perché la foto che ne scaturirebbe sarebbe completamente diversa. Non di rado ritorno in qualche luogo particolare, quando le condizioni di luce mi paiono molto diverse e favorevoli.
Nelle mie sessioni di ripresa delle sequenze in Time Lapse, che consistono nello scattare da un minimo di 250 foto fino anche 1500 foto consecutive con un intervallo di tempo variabile di qualche secndo l’una dall’altra, mi piace terminare facendo qualche scatto in HDRI. High dynamic range imaging, è una tecnica fotografica che consiste nel piazzare la fotocamera su cavalletto, fissarla perfettamente e riprendere la medesima scena con più foto, variando ogni volta l’esposizione.
Il mio metodo preferito nel dettaglio: nel menù della fotocamera creo una nuova cartella, per contenere solamente le foto che andranno a comporre l’immagine finale in HDRI. Utilizzo il cavetto di scatto remoto, per evitare il minimo spostamento fra uno scatto e l’altro. Non è necessario se fisso saldamente la camera al cavalletto e utilizzo tempi di ripresa veloci, ma semplifica le operazioni, oltre ad eliminare il rischio di micromosso premendo il pulsante sulla fotocamera se fotografo con tempi lunghi. Imposto la ghiera in AV, priorità dei diaframmi. Attraverso le informazioni del dorso leggo il valore corretto indicato dall’esposimetro, che per esempio semplifico e indico in 1/30 di secondo. Vario quindi l’esposizione manualmente portandola a -3 stop. Il tempo indicato sarà 1/250 di secondo. Scatto la prima foto che ovviamente verrà parecchio sottoesposta, molto scura. Senza perdite di tempo aggiungo 2/3 di stop all’esposizione portandola così a 1/160 e scatto di nuovo. Continuo cosi per 10 scatti totali terminando con l’ultima a +3 stop, con un tempo di scatto di 1/4 di secondo. L’ultima foto risulterà molto sovraesposta, con ampie zone “bruciate”.
Tutto ciò con lo scopo di catturare il più ampio intervallo dinamico della luce, ossia l’intervallo tra le zone visibili più chiare e le più scure. Questo permette di compensare la perdita dei dettagli nelle aree dell’immagine sottoesposte o sovraesposte di ogni singola foto. Il passaggio finale consiste nel fondere insieme i 10 scatti in un’unica immagine con software specifici. Io uso photoshop CS6 che ha una funzione dedicata allo scopo in File – Automatizza – Unisci come HDR Pro.
2 Comments
Bravissimo. Ci farai vedere poi la tua presentazione in Timelapse
Grazie Renato. Sto raccogliendo il materiale fotografico da due anni, credo che l’anno prossimo sarò soddisfatto e pronto per il montaggio…